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Archivi Mensili: marzo 2016

“Il teatro dei passi perduti” XVII ed. – rassegna teatrale 2016

16 mercoledì Mar 2016

Posted by associazioneforavia in Eventi, Teatro

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Città di Chivasso – Assessorato alla Cultura – Associazione Culturale FORAVIA

Il teatro dei passi perduti

stagione 2016 – XVII edizione

Teatrino Civico – inizio spettacoli : ore 21,00
Comune di Chivasso – Piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa

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venerdì 19 e sabato 20 Febbraio 2016

Faber Teater
Allegro Cantabile
“questa sera non parliamo, cantiamo solo”
drammaturgia e regia Giuseppe Morrone e Aldo Pasquero

linnamorata pazza

sabato 5 Marzo 2016
Santibriganti Teatro
L’innamorata pazza
“la Commedia dell’Arte al femminile”
uno spettacolo di Mauro Piombo

ecce homo

sabato 19 Marzo 2016
Lucilla Giagnoni
Ecce Homo
“tre modalità di racconto sull’uomo: Paleoantropologia, Fiaba e Vangelo”
musiche Paolo Pizzimenti

nasce nellacqua ma muore nel vino

sabato 16 aprile 2016
Assemblea Teatro
Nasce nell’acqua ma muore nel vino
“parole e canti dalla risaia”

di Laura Pariani
alla regia e ai fornelli Renzo Sicco

il clan delle cicatrici

sabato 30 aprile 2016
Teatro a Canone
Il clan delle cicatrici
“storie di donne e di bellezze spaccate”

regia Luca Vonella

 

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI :
Consorzio Formazione Canavese : 011/9113811
da lunedì a giovedì (ore 9 – 13 e ore 14 – 18) – venerdì (ore 9 – 13)

Biglietto unico 10 €

—

Faber Teater venerdì 19 e sabato 20 febbraio 2016
Allegro Cantabile
“questa sera non parliamo, cantiamo solo”
con Sebastiano Amadio, Marco Andorno, Lucia Giordano, Francesco Micca, Lodovico e Paola Bordignon
drammaturgia e regia Giuseppe Morrone e Aldo Pasquero
direzione musicale Antonella Talamonti
“Buonasera. Questa sera non parliamo, cantiamo solo. Voi ascoltate e… ”
Così comincia Allegro Cantabile con un messaggio affidato alle parole scritte. Da anni come
gruppo, “giochiamo” e sperimentiamo con la voce, con il canto e i repertori dall’Italia e dal mondo.
La ricerca sull’attore musicale, possiamo dire, è cuore del nostro percorso artistico degli ultimi 10
anni. I messaggi scritti, come missive silenziose, e le voci cantate “parlano” al pubblico e lo
accompagnano in un ironico itinerario attraverso il suono, il ritmo, il timbro. Sei voci sulla scena si
fanno guide di questa traversata, sei attori-musicisti che non solo cantano, ma diventano interpreti di
un repertorio trasversale, in cui trovano spazio ballate, canti di lavoro, serenate. Si parte dalla
tradizione della musica popolare italiana, da canti che vengono da Piemonte, Veneto, Lazio,
Campania, Abruzzo… per andare altrove. Piano visivo e uditivo si mescolano in un gioco di cui
poco alla volta gli spettatori diventano complici. E così è possibile “vedere” la polifonia e
“ascoltare” il movimento. Un ascolto che si evolve e che si ritrova a diventare attivo, il pubblico si
scopre musicista all’interno di un’orchestra, suono necessario tra i suoni e creatore di musica lui
stesso. Musica capace di veicolare emozioni, che racconta storie nascoste tra le note, che evoca
universi sonori, che guida un’esperienza senza salire in cattedra. Fino a diventare canto veramente
collettivo, un’unica orchestra alla fine, con gioia e leggerezza. E se arriva l’applauso, beh anche
questo è un evento sonoro. Anche questo è musica.
La ricerca drammaturgica che sostiene lo spettacolo è orientata ad articolare sulla scena le diverse
forme di phonè (intesa nella triplice accezione greco-antica di suono, parola e voce) che i sei attori
musicali proporranno al pubblico. L’intreccio dello spettacolo prevede un percorso
drammaturgicamente finalizzato ad accompagnare l’esperienza percettiva dello spettatore dal
semplice al complesso (dal silenzio al rumore e poi al suono, per poi procedere dalla monodia sino
alla polifonia). Lo spettacolo è un itinerario in una drammaturgia fonetica, ma è anche un gioco
ironico con le varie forme con cui la phonè teatrale si incarna in scena: il suono autoprodotto, la
parola cantata, la parola scritta e proiettata, la parola parlata, la parola in lingua e la parola in
dialetto, la voce senza parola, il silenzio.

—

Santibrigranti Teatro sabato 5 marzo 2016
L’innamorata pazza
“la Commedia dell’Arte al femminile”
con Arianna Abbruzzese, Silvia Caltagirone, Costanza Maria Frola e Caroline Rocha
uno spettacolo di Mauro Piombo
collaborazione alla drammaturgia Carlotta Pansa
canti a cura di Orlando Manfredi e Paolo Zaltron
L’innamorata Pazza è un riadattamento de La Pazzia d’Isabella, uno spettacolo allestito nel 2010 a
cura di Santibriganti Teatro, ideato e diretto da Mauro Piombo. Tratto da Il Teatro delle Favole
Rappresentative del comico Flaminio Scala, è forse lo scenario più conosciuto della Commedia di
fine Cinquecento, cavallo di battaglia per la celeberrima Isabella Andreini della Compagnia dei
Gelosi. In questa nostra trasposizione tutta al femminile le attrici raccontano la storia di Isabella, la
Pazza e lo fanno ora con toni tragicomici, a tratti coinvolgenti e toccanti, ora con azioni grottesche,
improvvisazioni e lazzi smaccatamente comici. Lo scenario tradizionale è portato nell’oggi,
strizzando l’occhio con misura finanche all’attualità, per una Commedia sempre moderna vissuta
dal pubblico, ma rispettosa delle maschere e dei loro significati distintivi. La Pazzia intesa in senso
più ampio come “Follia” assume il significato di salvazione dallo strappo dell’Amore: è il viaggio
di conoscenza e di riconciliazione. Dalla tradizione della cultura greca ai riti popolari-carnevaleschi,
l’impazzimento – perdita di senno e possessione – incarna il binomio eros-guarigione,
magnificamente raffigurato nel personaggio di Isabella ne L’Innamorata Pazza. Lo spettacolo
racconta la storia di un quadrato amoroso tra Isabella, Orazio, Flaminia e Flavio. Innamoratisi a
Parigi e separati da un destino avverso nel tentativo di rivedersi, Orazio e Flaminia decidono di
dedicare le loro attenzioni a coloro che li hanno salvati: Orazio a Isabella, una schiava turca che lo
aiuta a sfuggire alle catene del terribile Capitan Spavento, del quale era caduto prigioniero durante
una traversata in mare; Flaminia a Flavio, un impacciato poeta il cui amore genuino la convince ad
abbandonare la clausura conventuale nella quale si era rinchiusa credendo Orazio disperso.
L’intreccio si complica quando tutti e quattro gli innamorati si ritroveranno a Genova. L’epica
d’amore, per caso e per diletto, alla maniera della Commedia dell’Arte si snoda in mille
accadimenti, rapimenti, duelli, ammazzamenti e non tace tradimenti, veleni e gelosie. Ne
L’innamorata Pazza, le antiche maschere dell’Arte rivivono attraverso un gioco di incastri in cui le
attrici interpretano se stesse e al medesimo tempo una cricca di Zagne. Zanni è la maschera dei servi
e delle serve della Commedia dell’Arte – che intessono una la storia d’amore di cui sono sempre
loro a vestire i panni dei personaggi: amorosi, capitani e vecchi. Una girandola narrativa su più livelli che va a toccare tutte le principali tematiche umane: amore, avventura, morte e pazzia.

—

Lucilla Giagnoni sabato 19 marzo 2016
Ecce Homo
“tre modalità di racconto sull’uomo: Paleoantropologia, Fiaba e Vangelo”
musiche Paolo Pizzimenti
collaborazione al testo Maria Rosa Pantè
“Ecco l’Uomo!”.
È la frase che viene attribuita a Pilato quando mostra alla folla assatanata un Uomo (per alcuni il
Messia, per altri un impostore) flagellato, torturato, ridotto al livello più infimo dell’essere
umano: uno straccio di sangue e carne con in testa una corona di spine, mascherato per burla da Re
del Mondo. Da più di quindici anni, in particolare con i miei spettacoli “Vergine madre”, “Big
bang” e “Apocalisse”, sono concentrata ad interpretare i testi sacri in stretto dialogo con la poesia
e la scienza, senza mai rinunciare alla specificità o alla forza delle rappresentazioni che ciascun
linguaggio porta con sé, godendo della grande sapienza dell’Umano. Alla fine di questo percorso
però mi è rimasta una domanda: se dicessimo oggi “Ecco l’Uomo”, che cosa vedremmo? l’Homo
oeconomicus? E poi tante altre: chi è l’Homo sapiens? Che significa, veramente, “Essere
Uomini”? Negli ultimi secoli l’Uomo ha costruito di sé l’immagine di un Re da cui dipende il
destino del mondo e delle sue creature. Ma, forse, la nostra è una favola: la favola di un Re caduto
dal trono. “C’era una volta un Re”: così inizia ogni favola che si rispetti. “C’era una volta un Re,
diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di
legno”. C’è molta sapienza a incominciare un racconto con un umile pezzo di legno. Che sia la
fiaba di un pezzo di legno che vuole diventare a tutti i costi un Uomo, a spiegare finalmente il
senso di questo nome?

—

Assemblea Teatro sabato 16 aprile 2016
Nasce nell’acqua ma muore nel vino
“parole e canti dalla risaia”
di Laura Pariani
con Manuela Massarenti
canti eseguiti dal vivo da Valeria Benigni, Paola Lombardo e Betti Zambruno
alla regia e ai fornelli Renzo Sicco
Intorno ad un tavolo, viene preparato un vero risotto. Così, un breve momento di ristoro si mescola
ad una storia che inizia nel lontano 1914, passando attraverso il Ventennio, le risaie, la povertà del
dopoguerra, l’emigrazione e il lavoro. E’ così che la straordinaria autrice di questo testo, Laura
Pariani, finalista al Campiello 2003 e 2010 e Premio Carlo Levi 2014, ci racconta il suo incontro
con “Nives”, donna d’acqua e di terra, donna di riso.
Nives racconta di fronte ad un piatto di riso, cotto alla piemontese, e dunque con un bel bicchiere di
vino… perché si sa, il riso nasce nell’acqua ma muore nel vino!… Parla di sé e così della Sua Italia,
un’Italia povera dove le donne andavano a mondare, a strappare il riso all’acqua, “sveglia presto e
quasi nessun soldo in tasca”. Poi fu il tempo del Duce, e tutte andarono a Roma cantando,
attraverso un paese che viaggiava veloce verso un triste destino.
Poi venne il tempo dell’addio. “Perché, dopo la guerra, il lavoro mancava, le macchine arrivate nei
campi toglievano spazio alle mondine”: destinazione Svizzera, alla ricerca di una nuova vita. Una
città, Zurigo, dove gli italiani erano “maccheroni”. Ma anche lì, “giù la schiena” e tanto duro
lavoro hanno prodotto i loro frutti, conquistando il rispetto.
Nives racconta parole che sono di migliaia d’italiani, parole lontane, ma ferme. Storie che unite a
canzoni rivisitate dal trio vocale Trobairitz, rileggono altri tempi mentre nel piatto fumante profuma
un riso affogato nel vino, e non potrebbe essere altrimenti, perché come la protagonista ricorda “il
vino fa sangue mentre l’acqua fa tremar le gambe!”

—

Teatro a Canone sabato 30 aprile 2016
Il clan delle cicatrici
“storie di donne e di bellezze spaccate”
con Nour Birani, Alessandra Deffacis, Anna Fantozzi, Carla Minetti, Sabrina Peressin e Laura Prono
regia Luca Vonella
…ci sono modi di pensare che non conosciamo. Potrebbe non esserci nulla di
più importante o prezioso di questa conoscenza, per quanto non emersa.
Il senso di urgenza, di irrequietezza spirituale che da essa deriva, non può essere placato…
Susan Sontag
Il Clan delle Cicatrici è uno spettacolo che nasce da un laboratorio permanente del Teatro a
Canone in stretta collaborazione con il Centro Antiviolenza di Chivasso. Sei donne ferite si
riuniscono in una stanza. Cantano una canzone che parla di passione; poi slegano i lacci delle loro
bende per dissolvere l’una nell’altra la rabbia e il dolore. Per dare un’immagine alla propria
esistenza. Le loro storie emergono come se riaprissero i tagli e le ferite ancora fresche.
Improvvisamente la stanza si riempie di azioni in musica collegate a ricordi, oggetti simbolici,
parole confessate, voci liberatorie che ricreano diverse atmosfere. In una successione di
messinscene minimaliste, quadri in movimento e paesaggi musicali, danzano i racconti di una
“bellezza spaccata” e si muove irrequieto un bisogno di orizzonti. Alla fine l’arrivo, di una donna
straniera che vuole studiare. Entra nel gruppo e guida un paradossale corteo.

Spettacolo Foravia Teatro: All’Ombra dei Fiocchi di Neve

16 mercoledì Mar 2016

Posted by associazioneforavia in Produzioni, Teatro

≈ 1 Commento

allombra_dei_fiocchi_di_neve_04

 

liberamente tratto dal romanzo di Ilario Blanchietti

“Il fresco tepore delle lenzuola di canapa”

Libero di Scrivere Edizioni

 

regia e drammaturgia

Marco Galati

 

in scena

Lucio Barbati, Stefano Cerva, Flavia Tironi, Angela e Valentina Matarese

 

fuori scena

Marvi Audenino, Andrea Bernardini, Claudio Boero, Paolo Botto, Marco Deambrogio,

Anna Della Guardia, Fabrizio Gasparella, Chiara Gasparri, Antonella Ghisalberti,

Piero Mangalaviti, Stefania Obialero, Mirco Pavani e Giusy Uglione

Lo spettacolo nasce dall’idea di portare in scena il romanzo storico: “Il fresco tepore delle lenzuola di canapa”.

Epicentro della storia è un piccolo paese del Canavese, con il quale i protagonisti hanno un rapporto aspro e doloroso. Momenti di vita rurale basati su documentazioni esistenti e avvenimenti realmente accaduti. Una situazione in cui versavano la maggior parte delle famiglie contadine e operaie italiane tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900. Dall’emigrazione in America alle miniere di carbone della Pennsylvania per finire con l’immane tragedia delle trincee della Grande Guerra. Una storia che potrebbe trovare collocazione in un qualsiasi piccolo paese della nostra penisola, una vicenda universale che racconta le tragedie, gli stenti, la forza e le debolezze di quelle generazioni.

“All’ombra dei fiocchi di neve” affronta questo percorso e si spinge oltre il periodo storico del romanzo, facendolo attraverso i ricordi di quattro generazioni della famiglia Saudino: i “Cualera”, il pittoresco soprannome dato alla famiglia Saudino, che indicava la fila di fieno che si accatastava lungo il campo dopo il rastrellamento dell’erba. Dai giorni cupi dell’occupazione nazista e della Repubblica di Salò, ai giorni pieni di speranza per un futuro migliore nati con l’esperienza della Resistenza. Le fatiche delle donne nelle risaie e gli interminabili viaggi in treno delle famiglie del Sud verso le fabbriche del triangolo industriale del Nord Italia, negli anni del boom economico italiano. Fino ai giorni nostri. Alla difficoltà di trovare e mantenere un posto di lavoro a causa della crisi del Mercato Globale che attanaglia il Bel Paese in questi ultimi anni. Tutte le storie che raccontiamo in scena ruotano intorno ad un concetto basilare: l’amore per la propria terra e per la propria famiglia.

Marco Galati

 allombra_dei_fiocchi_di_neve_01

 

I personaggi di questo romanzo sono inventati e non sono mai esistiti,

e questo vale anche per i fatti narrati.

Naturalmente, com’è facile intuire, questo è vero solo in parte.

Ma non ricordo quali siano le parti vere e quelle di pura fantasia.

È passato troppo tempo.

Ilario Blanchietti

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